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lunedì 26 settembre 2016

PICCOLA ACACIA

Piccola acacia
Nella storia della vita, presumibilmente circa 3,5 miliardi di anni fa, avvenne qualcosa di fondamentale per lo sviluppo delle piante e di seguito della vita stessa, alcuni organismi unicellulari ( composti da una sola cellula) cominciarono a fare fotosintesi, ( fotosintesi clorofiliana ) cioè ad assorbire l’energia proveniente dal Sole per trasformarla in energia chimica (ossigeno).
L’atmosfera primordiale iniziò ad arricchirsi di ossigeno, cosa che favorì successivamente l’evoluzione di tutti gli esseri viventi.
Nei mari primordiali iniziarono a svilupparsi i primi organismi, formati da microscopiche  alghe, circa 1,5 miliardi di anni fa. A partire da esse si differenziarono le prime alghe pluricellulari (700 milioni di anni fa) e pian piano queste forme di vita autotrofe( organismo vegetale capace di trasformare composti inorganici in sostanze organiche per sopperire ai propri fabbisogni nutritizionali).
Questi organismi diedero origine a una grande varietà di esseri viventi. Tra di essi, dopo quasi 500 milioni di anni , comparvero semplici piante peduncolate( peduncolo parte del fiore adibita alla riproduzione) capaci di crescere anche fuori dagli ambienti acquatici.
La vera e propria colonizzazione delle terre emerse, avvenne quindi, circa 450 milioni di anni fa, dal legame evolutivo, dalle alghe verdi pluricellulari, e dalle piante che ancora oggi ricoprono tutta la superficie terrestre.
Migliaia di anni fa, quando la terra era un unico continente, chiamato Pangea, con la deriva dei continenti, si è formato il continente Africano.
Nell'enorme cratere Ngorongoro, dove molti millenni prima c'era un vulcano, tra enormi massi di lava ricoperti da striminziti Licheni, faceva bella mostra di se una grande e bella pianta di Acacia.
La nostra Acacia anno dopo anno crescendo dava origine a nuove figlie, così per altri secoli di anni il cratere Ngorongoro, si riepì di tante macchie verdi, dove all'ombra l'erba cresceva rigogliosa.
Qui inizia la storia della nostra piccola Acacia.
Con il passare degli anni il cratere Ngorongoro era diventato un paradiso terrestre per tanti animali. Si rifugiavano lì perchè, cibo, e acqua non mancavano mai.
Anche la discendente della della vecchia Acacia, stava crescendo alta e vigorosa, spostata sul limitare di una macchia di sorelle maggiori, la piccola Acacia però, era un po vanitosella, faceva sfoggio dei suoi folti rami, mostrava le lunghe spine se qualche Giraffa, o altro erbivoro cercavano di mangiare i suoi succulenti germogli, o si addormentavano all'ombra delle sue fronde.
Una notte, una gazzella,stanca dopo la lunga migrazione, dalla savana del Serengheti, si era spinta fino al cratere per cercare erba verde, e acque fesche, che le avrebbero permesso di non morire di fame. Con lei anche un piccolo bambino Masai, si era spinto fino li con un gregge di caprette, per stare al fresco proprio sotto le sue fronde.
Piccola Acacia, molto irritata dalla presenza dei due intrusi, ad ogni folata di vento cercava di abbassare il più possibile i suoi rami più lunghi e spinosi, per scacciare i poveretti, ma loro non si spostavano, anzi si appiattivano di più, in modo che con il venire della notte, avrebbero sfruttato il caldo che emanava il terreno, e allo stesso tempo si difendevano dalle sue aguzze spine, alla fine giunta la notte, anche piccola Acacia si addormentò, stanca per tutti i tentativi fatti invano.
La vanità di piccola Acacia aveva fatto si che le sue sorelle maggiori non la vedessero di buon occhio, ogni giorno cercavano un motivo per farle qualche dispetto, come chiedere aiuto al temporale, e al vento del deserto, così che il primo bagnasse e scompligliasse le fronde del quale lei andava così orgogliosa, e il secondo le sporcasse tutte di rosso con le sue sabbie.
Piccola Acacia pignucolava per un po', poi tornava più vanitosa e acida di prima.
Un giorno il creatore dell'universo, decise che era arrivato il momento,  di mettere fine a quella situazione, perchè tutti gli abitanti del cratere Ngorongoro, e della terra, avevano gli stessi diritti, e gli stessi doveri.
Mandò il più grande e grosso elefante di tutta la Savana, con l'ordine di darle una sonora lezione.
Di  prima mattina, il grosso pachiderma, si avvicinò al gruppo di Acace, dicendo : Guarda guarda quante belle foglioline tenere,  tenere, così dicendo si avvicinò alla prima Acacia, annusò con la sua lunga proboscide, e disse: questa la lascio per dopo, ora voglio foglie più tenere e verdi. Passò alla pianta successiva, anche quella dopo averla annusata, non andava bene. Si avvicinò alla piccola Acacia, con voce tuonante disse: Ecco cosa ci vuole per me, una bella Acacia giovane, così posso mangiare tutto, radici comprese.
Potete immaginare la paura della piccola Acacia, che piagnucolando si rivolse al grosso pachiderma,  che la sovrastava: per favore signor Elefante, sono ancora giovane, non mangiate me, aspettate che io cresca ancora un po, sarò più succulenta per il vostro palato. Perche non mangiate la Gazzella, o il piccolo pastore Masai che sono qui nascosti sotto le mie fronde? Il grosso bestione con la proboscide spostò i rami, vedendo i due esserini nascosti e tremanti  con una sonora risata esclamò: HOHOHOHOHO! ma che me ne faccio di questi due, non sazio il mio appetito nemmeno se me li mangio con tutte le caprette. Piccola Acacia che continuava ha tremare dalla paura, vistasi ormai colazione per quel grande Elefante, piangendo pregò : ti prego non farmi del male, mangia solo le mie foglie, quelle poi rigresceranno, cosi potrai venire tante altre volte, per tanti e tanti anni, l'Elefante che tratteneva a stento le risate, avvicino il grosso muso alla piccola Acacia con voce che non ammetteva repliche disse: mi prometti tu che da oggi in poi, darai onbra, a tutti gli esseri umani che vorranno cercare riparo? Piccola Acacia risose: sì lo prometto. L'Elefante disse ancora: mi prometti che darai le tue foglie alle Giraffe e a tutti gli animali che vorranno cibarsene? E piccola Acacia : Sì,
L'Elefante arretrando qualche metro dal gruppo di Acace disse: voi siete le sue sorelle maggiori, vegliate affinche lei si comporti bene da ora in poi, se non lo farà chiamatemi che questa volta me la mangio per davvero foglie, tronco, radici comprese, perchè nella nostra terra non ci devono essere diversità di bellezza, o colore, o razza, siamo tutti uguali, e dobbiamo aiutarci l'un l'altro. Così dicendo l'Elefante indietreggiò ancora un poco, si voltò, nascondendo un sorriso sotto la grossa proboscide, scomparendo nella savana.
Da quel giorno piccola Acacia cambiò atteggiamento verso le sue sorelle, e verso le altre creature della savana, il Creatore da lassù guardava felice verso quel piccolo mondo Africano, e alla piccola Acacia, che ora chiedeva a tutti gli gli esseri dl creato che arrivavano stanchi dalle terre lontane dopo aver fatto centinaia di chilometri, di cibarsi delle sue foglie, o di ripararsi alla loro ombra, tenendo anche un angolino riparato per la Gazzella, e il piccolo pastorello Masai, da quel giorno diventati suoi grandissimi amici.
Morale, puoi avere un posto speciale per i tuoi amici nel tuo cuore, ma è giusto dare aiuto a tutti, perchè razza, colore, taglio degli occhi, alti, bassi, Uomini donne bambini, animali tutti abbiamo un cuore e un'anima, esteriormente possiamo essere diversi, ma nello stesso tempo uguali.
Pensate se all'alba del mondo, uno dei primi micro organismi di cui ho parlato all'inizio della mia fiaba, si fosse comportato come piccola Acacia, e molti altri lo avessero imitato, noi ora non saremmo qui, e questo nostro mondo sarebbe ancora una palla di fuoco che naviga alla ricerca di un buco nero nello spazio, nel cui scomparire dalla vergogna.
 

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